27 Giu Il giusto posto nel mondo
Esperienza di una vita in fattoria
Mio nonno adorava coltivare il suo piccolo pezzetto di terra, produrre i suoi frutti, i suoi ortaggi, avere le uova sempre fresche dalle sue gallinelle. Ricordo che quando gli ho portato un coniglietto da tenere li in campagna, si è così affezionato che non ha mai avuto il coraggio di farlo arrosto.
La vita in fattoria scorre in un modo molto facile da spiegare: è semplice, innata, segue il ritmo della natura, per questo è tanto facile abituarsi ad essa.
Sono circa tre settimane che Marco ed io ci siamo decisi a partecipare ad un progetto di volontariato, siamo infatti ospiti di una famiglia thailandese e li aiutiamo a portare avanti la loro piccola fattoria: il loro progetto di permacultura prevede un’agricoltura completamente biologica, il riciclo di tutti gli imballaggi, il compostaggio dei rifiuti naturali per il giardino o come mangime per le galline. La coltivazione di piante autoctone, nessun utilizzo di pesticidi o agenti chimici, per somma gioia delle zanzare e di tutti quegli insetti che qui vivono felici. D’altro canto questo rispondere non solo ai loro valori di sostenibilità ambientale ma anche ai precetti del buddhismo, la loro religione.
La prospettiva a lungo termine è quella di arrivare in poco tempo ad avere un orto e un frutteto in grado di sostentare completamente la propria famiglia, rendendosi indipendenti dal mercato alimentare e allo stesso tempo vendere il surplus del prodotto per ricavarne un buon profitto.
Quando abbiamo letto questo progetto ci siamo subito incuriositi, non solo per la possibilità di vivere un mese con un’autentica famiglia thai, ma soprattutto perchè era qualche tempo che pensavamo di applicare la stessa filosofia di vita nella nostra casetta sul Lago Maggiore. Certo, noi non disponiamo dello stesso spazio, non puntiamo ad un progetto tanto ambizioso, ci accontenteremmo di produrre sufficiente frutta e verdura per “aggirare il sistema”. Ormai tutti sanno cosa siano i prodotti a km0 e molti, sempre più spesso, lo ricercano come sinonimo di qualità. Ecco, noi puntiamo al m0, direttamente prodotto e consumato in casa nostra! Senza contare che, superata la mia fobia per le galline, non ci dispiacerebbero un paio di gallinelle per baipassare l’industria dei derivati animali che, quasi sempre, produce incredibili danni per l’ambiente a discapito dei diritti degli animali e anche della nostra salute.
L’esperienza che stiamo vivendo in Thailandia ci sta insegnando molte cose che ci saranno utili quando avvieremo il nostro orto biologico in casa, ma è soprattutto l’aspetto umano ed emozionale a coinvolgerci tanto. Il lavoro a contatto con la nutura ci fa sentire bene, molto più rilassati, calmi e accomodanti. Mangiamo con più piacere, dormiamo più profondamente; ci svegliamo presto la mattina e la sera, quasi sempre, ci addormentiamo senza rischio di guardare il soffitto senza prendere sonno. I muscoli sono stanchi, ma di quella beata spossatezza che senti nelle ossa quando sai di aver fatto uno sforzo che ti farà bene: d’altronde non c’è tempo per annoiarsi qui, le cose da fare sono talmente tante e Kwan e la sua famiglia sono appena all’inizio!
La stagione delle piogge è in arrivo e Kwan ci ha spiegato che questo è il momento migliore per piantare nuovi alberi, ma allo stesso tempo ci sono lavori che non possono essere rimandati: realizzare un nuovo recinto per le galline, per proteggerle dai cani dei vicini, raccogliere i frutti già maturi per venderli al dettaglio, per ora sono la loro unica fonte di reddito. Ci ha detto più di una volta che è stata una fortuna che siamo arrivati proprio ora a dargli una mano, ma in realtà sia noi a sentirci fortunati: Kwan, sua moglie Ant e la piccola DinDin sono una famiglia adorabile e ora che conosciamo loro, la Thailandia ci sembra già un paese molto più familiare.
Quando ho raccontato ad amici e parenti che andavo a fare questa esperienza le prime reazioni sono state di stupore, curiosità e un filo di apprensione. Mi chiedono spesso se sia stanca, se il lavoro non sia troppo faticoso; la realtà è che siamo tutti così abituati a lavori solo chiusi in un ufficio che tutto quello che richiede uso di gambe e braccia, e non solo di dita sulla tastiera e cervello, ci sembra un sforzo impressionante. Eppure il nostro corpo è fatto per muoversi, ve lo garantisco: avevo molto più male alla schiena dopo una settimana alla scrivania che ora sotto lo sforzo di falce e piccone.
Non meno importante, tutto il lavoro che faccio adesso mi fa sentire incredibilmente viva, in connessione con tutto quello che mi circonda: non fraintendetemi, mi piaceva molto il mio lavoro in ufficio, ero circondata da persone che stimavo e tutto quello che i miei capi mi assegnavano era davvero stimoltante, ma quando uscivo da una giornata di lavoro mi sembrava di aver passato 8 ore chiusa in una bolla, mi sentivo tagliata fuori dal mondo. Un lavoro a contatto con la natura ti restituisce tutto questo, ti restituisce il giusto posto nel mondo, quello che abbiamo dimenticato di avere. Ovviamente non vi sto suggerendo di abbandonare il vostro lavoro in azienda per diventare agricoltori, vi suggerisco però di ritagliarvi quel posticino nel mondo almeno una volta ogni tanto, di dedicargli almeno una piccola parte del vostro tempo, ci sono tanti modi per farlo.
Sceglietevi un progetto come abbiamo noi, a cui dedicare un periodo di tempo prolungato, magari associando l’esperienza di un viaggio all’estero o lo studio di una nuova lingua. Oppure scegliete un’attività da fare tutte le domeniche con gli amici o la famiglia, è un bel modo per godere dell’effetto benefico della natura tutti insieme. Dediate un po’ di tempo al verde della vostra casa: le piante d’appartamento possono apportare grandi cambiamenti al nostro benessere quotidiano e, avete mai sentito parlare dell’orto sul balcone? È ormai una realtà semplicissima da realizzare e che vi darà grandi soddisfazioni, perchè ora arriva la parte più bella: lavorare materialmente, con le proprie mani, dà una soddisfazione che riempie cuore e anima. Ci fa sentire artefici della nostra vita: veder crescere qualcosa, prendercene cura e ricavarne alla fine dei frutti ci riempie di orgoglio e fiducia in noi stessi.
Ho l’impressione che sporcarsi le mani sia un’attività che dovrebbereo provare tutti ogni tanto, anche solo per la voglia di sperimentare; suggerirei agli psicologi di proporla come terapia psicologica e ai genitori come modello educativo. Non dimeticherò mai infatti quando avevo 6 anni ed ero alle scuole elementari, la maestra chiese a tutti noi bambini se conoscessimo alcuni frutti e dove crescessero: la mela? Sull’albero, rispondevamo tutti in coro. La pera? Sull’albero. La fragola? Sull’albero…No! intervenni io, nel terreno! I miei compagni non avevano mai visto una fragola che non venisse da una confezione del supermercato ma io, che ero solita andare ad aiutare nonno in campagna, lo avevo visto tante volte raccogliere le fragole da quei cespuglietti nel terreno e mi ero divertita ad aiutarlo. Un gesto così semplice può cambiare la nostra capacità di vedere il mondo e, perchè no, contribuire a migliorarlo per noi stessi e per le persone che amiamo.
La nostra esperienza Workaway
Conoscete Workaway.info? Workaway ha creato comunità basata sull’apprendimento, la condivisione e l’esplorazione di nuovi modi di vivere, si tratta di una piattaforma a pagamento su cui potete iscrivervi per mettervi in contatto con migliai di hosts in tutto il mondo. Ciò che fa funzionare Workaway è lo spirito e la dedizione dei suoi membri che forniscono increbidili esperienze di scambio culturale.
Questa piattaforma ha contribuito a creare una comunità condivisa di viaggiatori che vogliono veramente vedere il mondo dando il loro contributo umano ai luoghi che stanno visitano.
Se vi è piaciuto l’articolo sappiate che l’esperienza di cui vi abbiamo parlato è stata possibile proprio tramite la community di Workaway.
Date un’occhiata al video qui sotto e fatevi un’idea di come è andata con i vostri occhi!
Questa esperienza in natura ci ha davvero ispirato, ecco qui l’ultimo articolo che abbiamo pubblicato: “Alla ricerca della verità: la via della meditazione“, speriamo lo troverai altrettanto interessante!
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