Cusco, ombelico del mondo

Cusco, ombelico del mondo pachamamas

Cusco, ombelico del mondo

Il primo sguardo su Cusco non è dei più positivi; arriviamo, però, da un viaggio in bus durato la bellezza di ventiquattro ore tra le Ande peruviane. Vi assicuro, una bella faticaccia e il nostro stomaco ne sa qualcosa. Ecco perché, quel pomeriggio, mentre planiamo nella solita stazione di autotrasporti sudamericani, affollata da mille questuanti e viaggiatori, il mio entusiasmo per la città non è alle stelle.

Beh, che dire, impressione sbagliata: dopo pochi giorni trascorsi da quando siamo arrivati in città, mi accorgo subito dell’unicità di Cusco. Gli Incas l’avevano chiamata Qosqo, ovvero ombelico, centro (del mondo). Circondata da montagne color verde smeraldo, posata su un altipiano andino, la città sfiora il cielo e richiama a sé tutte le attenzioni della regione. Di notte, la sue luci divampano per il centro e poi fin sù sulle montagne prospicienti, creando un effetto incendiario.

Strade e vicoli sono pieni di gente, sempre: quando cala la sera, il freddo taglia le strade e il vento di montagna si impossessa dei suoi quartieri: il centro turistico si spopola e tutta la vita si trasferisce nei rioni più popolari.

Quante culture condividono questa città, quante anime diverse si aggirano tra i suoi mercati chiusi e piazze aperte: la comunità andina popola di giorno il centro storico e i quartieri adiacenti: li si ascolta masticare Quechua (dialetto locale) e foglie di coca agli angoli delle strade con i loro visi cotti al sole,  gli occhi sfuggenti e, le donne, avvolte in drappi color arcobaleno: contrattano, vendono, sonnecchiano, ridono e poi, arrivata la sera, scompaiono tra le montagne. Sono un popolo semplice, operoso, legato alle proprie tradizioni e alla natura, rispettoso e burlone; non amano la modernità, ma la accettano e i loro occhi si rivolgono alle montagne più che agli uomini.  

Poi ci sono gli abitanti di Cusco: molti hanno discendenza creola, sono proprietari di negozi, ristoranti, ostelli, agenzie turistiche, lavorano negli immensi mercati rionali e nelle amministrazioni pubbliche. Costituiscono la base sociale e l’anima economica della città: sono gentili, timidi e orgogliosi della propria città. 

Infine, tutti quegli europei o americani passati per Cusco con diversi intenti: hanno deciso di fermarsi qui, affascinati da uno stile di vita semplice, economico ma ricco di scelte e possibilità, da un’atmosfera mistica e accogliente; sono diventati parte di una comunità nella comunità, dove probabilmente si sono sentiti accettati maggiormente rispetto ai paesi e relative comunità d’origine.

Camminando per le vie della città i nostri occhi vengono attratti da mille situazione di vita e dettagli: il colore delle stoffe, la quantità enorme di cibi esibiti, proposti, urlati; odori si sprigionano da ogni ristorante, bar, banchetto, angolo di strada e la frutta esotica e non, di ogni forma e colore, abbellisce i dintorni. 

I negozi sono pieni di chincaglierie senza un ordine preciso, mentre personaggi pittoreschi calcano le strade ognuno con il suo intento a noi sconosciuto; nei mercati si vende di tutto , dalla carne al pesce, dalla frutta secca a quella caramellata, dai fiori veri a quelli di stoffa e poi intrugli per la salute, feti di alpaca per performare offerte cerimoniali alla madre terra, piante dalle proprietà allucinogene, santini e amuleti. 

I lavori di una volta hanno ancora una loro dignità e utilità: sarti, calzolai, artigiani, lustrascarpe sono ovunque, nelle loro botteghe fatiscenti o per strada, lavorando incessantemente. A questa baraonda chiassosa e dinamica si aggiungono migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo: passeggiano, scattano fotografie, sono spesso oggetto di piccole truffe: chi paga più del dovuto, chi si fa attrarre dalle proposte di massaggi “tradizionali Incas”, chi scambia prodotti industriali per manufatti di artigianato; la lista è lunga ed è comune a tante località nel mondo oggetto del turismo di massa. Ad ogni comunità la responsabilità e l’intelligenza di capire quando fermarsi e ripartire con nuove proposte e idee di turismo per il lungo termine e non solo per un piccolo guadagno immediato.

Il nostro tempo a Cusco sta per terminare; tra pochi giorni ci sposteremo verso la selva amazonica e poi la Bolivia. Durante il nostro soggiorno abbiamo incontrato persone interessanti, accoglienti, ognuna delle quali ci ha lasciato un pezzetto della propria vita. Negli occhi di ciascuna ritrovo quel senso di libertà e passione per la vita, la cui presenza costruisce comunità forti, città vive e dinamiche, orgoglio della propria nazione. Que viva Perù!

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